Dopo la pizzata della sera precedente, trascorsa in compagnia dell’amico Nico Alferj, e una notte tranquilla nei nostri alloggi al Monastero di San Magno, ci alziamo di buon ora e Luca ci organizza la colazione. Come previsto fuori si sono scatenati gli elementi, ma l’umore è abbastanza buono. Ci si prepara al meglio, tra guanti e K-Way, ma sappiamo che sarà dura. Appena fuori, veniamo investiti dai goccioloni, energizzati da un raffiche di vento gelido.
Puntiamo verso il centro di Fondi, mentre l’acqua comincia a farsi strada ovunque trova spazio, nelle pieghe di cio’ che abbiamo addosso. Dopo una breve pausa sotto i portici del duomo – c’e’ sempre qualcosa da sistemare e controllare poco dopo la partenza – ci immettiamo sull’Appia, che a un certo punto comincia a salire verso Itri. Pioggia forte, vento contrario, e salita interminabile, con il simpatico diversivo degli autotreni che, lanciati a folle velocità, ci fanno spesso il pelo, sollevando metri cubi di acqua, per effetto della quale spesso scompariamo alla vista degli amici che pedalano con noi. Il termometro scende fino a 4 gradi, e si sente. Finche’ si pedala in salita, e’ ancora sopportabile, ma una volta imboccata la ripida discesa verso Itri, cominciamo tutti a battere i denti. Le mani in particolare ne risentono, così che ci fermiamo da un ferramenta a comprare dei guanti da lavoro. Non il massimo dell’eleganza – per un euro e mezzo a paio non si puo’ pretendere molto – ma un minimo di protezione aggiuntiva, se indossati sotto o sopra i guanti principali.
Dopo 2 ore e mezza di viaggio, arriviamo infine a Formia, dove la temperatura piu’ mite (7 gradi) ci dà un pizzico di respiro. E’ quasi mezzogiorno e irrompiamo in un bar, dove attacchiamo un’ottima torta ricotta e cioccolato, grappa e, per me, una cioccolata calda. |