NOTE CONCLUSIVE:
Ora che possiamo ammirare i grattacieli di Tokyo dalle finestre del nostro elegante hotel di Takanawa, è opportuno, quanto doveroso fermarsi a fare delle considerazioni. Il primo pensiero non può non andare ad Arturo Ferrarin e Guido Masiero, abili e intrepidi piloti cui il nostro raid è intitolato.
Nelle oltre tre settimane del nostro cammino, dalle comode cabine dei nostri affidabili e ben strumentati velivoli, mi è capitato spesso di pensare: “Eccoli, questi sono i territori che loro hanno sorvolato”. Malgrado gli oltre 80 anni trascorsi dall’impresa, malgrado i nostri mezzi siano di tutt’altro livello, malgrado anche i protagonisti siano diversi, nell’immaginario di noi piloti moderni si crea una specie di effetto “Deja vù” – anche se è improprio definirlo tale – che ha un impatto emotivo impossibile da descrivere.
Riflettendo più a fondo, e tornando sul divario tecnico tra gli SVA 9 di Ferrarin e Masiero e i nostri SIAI 205, tra la strumentazione di una volta e quella odierna, tra le strutture di terra su cui noi abbiamo potuto contare (radiofari, aeroporti strumentali, uffici meteo) e i loro “hic sunt leones”, è quasi irriverente aver voluto accostare il nostro volo all’impresa dei ben più famosi nostri predecessori. Tuttavia siamo convinti che qualcuno doveva farlo. Anche perché, se questo contribuirà a ricostruire un tassello della nostra gloriosa storia aeronautica, quasi sempre dimenticata da storiografi troppo intenti a inquadrare situazioni politiche, ne saremo orgogliosi.
Dobbiamo inoltre rendere merito allo scomparso Mario Panvini Rosati, per l’averci preceduto sul percorso – e proprio con uno dei nostri velivoli – nel 1970, quando le motivazioni erano anche di carattere commerciale. All’epoca la nostra industria aeronautica leggera, inconsapevole dell’imminente affossamento nel quale sarebbe stata trascinata dalle nostre scelte industriali e politiche, miopi e demagogiche, tentava di dire la sua in mezzo ai giganti statunitensi: Cessna, Piper, Beech, Mooney e altri. Come tutti sanno, finì male, anche se un recentissimo programma inter-ministeriale (PRAGI, Programma di Rilancio dell’Aviazione Generale Italiana) sta oggi coraggiosamente tentando di invertire la tendenza.
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Un altro concetto da sottolineare è che queste iniziative non possono praticamente avere luogo senza l’appoggio del nostro Ministero degli Esteri. Questo è un bene e un male allo stesso tempo: è positivo il fatto che le nostre rappresentanze diplomatiche all’estero diano prova – che, per quello che ci riguarda, hanno ampiamente dato – della loro efficienza. D’altra parte, proprio l’irrinunciabilità di questa assistenza va a contaminare lo spirito libero, per definizione alla base di ogni avventura, degli appassionati di volo con ambizioni “trans-continentali”. Occorre però essere concreti: può anche essere stimolante adattarsi alle nuove regole del gioco, no? Cogliamo quindi l’occasione per esternare, ancora una volta, la nostra gratitudine a tutti i rappresentanti della nostra diplomazia e agli addetti militari che, lungo la rotta, ci hanno alleggerito dalla gestione delle relative autorizzazioni di sorvolo e atterraggio (variazioni incluse), capitolo importantissimo nell’organizzazione delle moderne trasvolate.
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E, visto che siamo in tema di ringraziamenti, qualche parola va spesa, in primis, nei confronti degli sponsor, che hanno voluto accordarci la loro fiducia, rendendo realizzabile quella che, all’inizio, era solo un’idea di un gruppo di entusiasti del volo. Poi nei confronti di tutti gli amici e, in special modo su chi è rimasto in patria. Per primi mi vengono alla mente i nostri webmaster, Marco Troiano e Marco Castellani, che hanno più volte sacrificato mattinate di mare per garantire la tempestività nell’aggiornamento del nostro sito. Di converso, grazie a tutti coloro che ci hanno seguito su Internet, contribuendo a farci sentire meno lontani da casa.
Inoltre, al di là di quanto già detto, dobbiamo ringraziare tutti colori che hanno garantito l’assistenza tecnica e il reperimento e l’invio di parti di ricambio, quando il nostro bel “giocattolo” ogni tanto si inceppava: su tutti il capo controllo dell’aero club di Roma, Giorgio Vajuso.
Un altro aero club da ringraziare è quello di Viterbo, per averci aiutato alla preparazione del Sierra-Tango e per aver fornito l’attrezzatura necessaria allo stivaggio dei velivoli nei container, soluzione non pianificata al momento della nostra partenza. Per questo grazie anche all’amico Flavio Saccomanno, mentre Ugo Sella, della “3 i”, è stato il limpido regista di tutta l’operazione container e ci auguriamo di rivederlo presto tra noi, più “pimpante” di prima.
Non vogliamo certo dimenticarci dell’Aero Club d’Italia, dell’ing. Zardo e dell’avv. Testa: l’ente tutore, oltre al suo prestigioso patrocinio, ci ha offerto l’assistenza di Maria Luisa D’Alessandro, sempre pronta a imbrigliare e controllare il copioso flusso di fax da e verso le sedi diplomatiche lungo la rotta.
Tornando invece a Tokyo, la lista è lunga, ma occorre pur cominciare: la nostra gratitudine va alla Fondazione “Italia in Giappone” che, seppure oberata dall’organizzazione dei circa 420 eventi che compongono il ricco mosaico della manifestazione “Italia in Giappone 2001”, ha avuto la sensibilità di cogliere i contenuti del nostro progetto, ammettendolo nel prestigioso programma e supportandoci a vario titolo. “Praise & Honors” quindi al direttore generale Umberto Donati e al vicedirettore Salvatore Damiani. E poi a Matteo, Fortunata, Laura e a tutti gli altri dinamici componenti del team che, da circa un anno, lavora su questo massiccio “sbarco” dell’italianità in Giappone. Resteranno indelebili, poi, le attenzioni tributateci da Romano Mazzucco, responsabile Alitalia dell’Area Asia: tre giorni che lo frequentiamo e già sembra di essere amici d’infanzia!
Della nostra ambasciata abbiamo già detto nella cronaca dell’arrivo ma, visto che il vecchio adagio dell’ospite accostato al pesce (con i fatidici tre giorni) è per noi stato ulteriormente dilatato, ancora grazie, in particolare al consigliere Volpi e alla sig.ra Oba. Parimenti siamo grati all’Ambasciatore Menegatti per l’invito alla sua residenza: oltre al piacere – effimero ma intenso – della nostra cucina, siamo stati ammessi a visitare uno dei più limpidi esempi di architettura abitativa giapponese, con un giardino bello e curato come solo si può materializzare nelle visioni oniriche.
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Per ultimo, ma solo perché sono le più importanti, grazie alle nostre mogli, compagne uniche e insostituibili di queste anime in pena, sempre pronte a fiutare il richiamo della “loro” foresta, alias il cielo e l’avventura. Sappiamo che non deve essere stato piacevole, lì, vivere certe attese, mentre noi magari provavamo sensazioni di piacere indescrivibile. In un certo senso ci sentiamo colpevoli, però una cosa sia chiara: questo “scampolo” d’estate, in Italia, ci vedrà vostri schiavi, ma non esagerate con boutiques e gioiellerie: il piatto piange!
Per noi, piloti “per caso” e non per professione (…ehm, escluso Riccardo Romano), si è schiusa un’altra barriera. Si è raggiunto un altro orizzonte che a tratti pareva irraggiungibile, sorvolando le sabbie del deserto, sfiorando con l’ala gli arcobaleni dell’India e attraversando d’un balzo le foci del Gange, più grandi della vita.
L’associazione TRASVOLARE sarà sempre a disposizione di tutti coloro che, disponendo delle imprescindibili basi tecniche, vogliano avvicinarsi a un progetto simile a quello appena concluso. Non sarà facile, né poco oneroso. A volte – siamo sicuri – sconforto e disorientamento sembreranno prevalere. Come nelle altre cose della vita, stringete i denti. E contattateci: sono momenti che abbiamo attraversato anche noi. Ricordatevi che, per lontano che sembri, c’è sempre un orizzonte inesplorato, lì ad attenderci. Sta solo a noi spiegare le ali e adoperarsi per raggiungerlo.
TRASVOLARE